L’obbligo stesso di stare a casa senza uscire, una quotidità modificata e i ritmi rallentanti, hanno reso la passeggiata in montagna o il giro in mezzo alla campagna qualcosa di irrinunciabile.
Ci siamo trovati a riscoprire le zone limitrofe e ciò che avevano da offrire, tralasciando il centro commerciale.
Anche l’acquisto delle case ha subito un’inversione di tendenza, per cui le persone si stanno allontanando dalla città, tornando a scoprire case più periferiche in zone tranquille e magari circondate dal verde.
Ma dietro questa tendenza che cosa c’è?
Negli anni molte ricerche hanno cercato di dare una risposta al legame che sentiamo con la natura e una di quelle che io trovo più affascinanti ha portato alla nascita della terapia forestale.
In paesi come il Giappone, la Scozia e la Svezia tra le possibilità terapeutiche che hanno i medici c’è quella di indicare al paziente un “bagno forestale”, questo termine deriva dall’espressione della tradizione giapponese “Shinrin-Yoku”.
In particolare negli anni ottanta in Giappone è stata inserita come protocollo terapeutico per la gestione delle problematiche di stress e squilibri organici trasformandosi in “terapia forestale”.
Nella figura del medico immunologo Qing-Li troviamo il fondatore della Società di Medicina Forestale Giapponese che da molto tempo realizza studi e ricerche cercando di offrire un supporto scientifico a quesa pratica.
Insieme al dottor Yoshifumi Miyazaki hanno lavorato per produrre dei protocolli definiti da applicare in base alla problematica da trattare. L’esistenza di quesi protocolli rende la Forest Therapy anche valutabile attraverso studi di ricerca.
In Italia, nel 2018 è stata fondata l’Associazione Italiana Medicina Forestale che si occupa di promuovere attività e formazione su tutto il territorio italiano e europeo e, nell’ultimo periodo, si sono moltiplicate le iniziative in tal senso.
Nel 2020 il Club Alpino Italiano in collaborazione con il Centro Nazionale Ricerche e con il CERFIT (Centro Regionale di Riferimento in Fitoterapia presso l’ospedale Careggi a Firenze), hanno pubblicato un volume dal titolo “Terapia Forestale” scaricabile on line, in cui raccontano la loro esperienza di studio e le basi scientifiche su cui lo hanno strutturato.
Nel tentativo di misurare quali sono gli effetti delle attività svolte in contesto boschivo alcuni studi hanno utilizzato come parametro la variazione dell’HVR (Heart Rate Variability).
La misurazione della variabilità della frequenza cardiaca può essere usata per valutare il bilanciamento tra sistema Simpatico e Parasimpatico.
I gruppi sono stati sottoposti allo stesso tipo di attività di camminata, in contesto urbano e boschivo e il risultato è stato che, nel caso del secondo gruppo che ha svolto l’attività a contatto con la natura, si è ottenuto un significativo aumento dell’attività parasimpatica.
Ricordando che: il sistema parasimpatico è colui che gestisce le azioni relative al riposo, al funzionamento degli organi e del sistema immunitario mentre, il sistema simpatico, è responsabile delle reazioni di fuga ed è attivato in situazioni stressanti.
La prevalenza dell’attività parasimpatica aiuta a ridurre i livelli di cortisolo e altri ormoni prodotti quando siamo sotto stress, come adrenalina e noradrenalina, che se cronicamente elevati, possono essere direttamente collegati a patologie come ipertensione e iperglicemia.
Elevati livelli di questi ormoni possono, inoltre, essere associati a mal di testa e spossatezza nonchè a flessioni dell’umore verso stati depressivi e di ansia.
Ciò che crea questa inversione in senso parasimpatico è dovuto a un insieme di esperienze sensoriali legate a odori, suoni e colori. L’atmosfera del bosco è ricca di composti organici volatili biogenici che vengono rilasciati nell’aria da foglie, fiori e frutti e dal suolo, costituendo un vero e proprio aeresol terapeutico.
Sostanze come i terpeni sono note per le loro attività ansiolitiche, per gli effetti sul sonno e nella riduzione del dolore, nonchè per le loro proprietà antinfiammatorie e antiossidanti, con effetti quindi protettivi per il sistema cardiovascolare e immunitario. Essi vengono infatti comunemente utilizzati per produrre oli essenziali alla base dell’aromaterapia.
È importante inoltre sottolineare quanto questo approccio può essere usato sia in ambito preventivo che nei soggetti già patologici che possono comunque beneficiare di questa pratica per alleviare ansia e stress dovute a patologie croniche.
Ciò che dal mio punto di vista serebbe ancora meritevole di considerazione è il legame che c’è tra questa pratica e il recupero dell’attività fisica la quale ha una serie di effetti positivi già noti, specie in un periodo storico come questo dove la sedentarietà è stata ulteriormente indotta.
Per promuovere questi tipi di iniziative esperienziali in Piemonte, segnalo:
- Il Bosco del sorriso presso l’Oasi Zegna, in Alta Val Sessera, presso cui è allestito un percorso esperenziale che vi permetterà un assaggio di “bagno forestale”: http://www.oasizegna.com/it/oasi-verde/bosco-del-sorriso-piemonte_1019.html;
- Percorso sensoriale di Cascina Brero presso il parco della Mandria, percorso che si sviluppa per circa 600 m da percorrere a piedi nudi:
Qui di seguito vi lascio un paio di riferimenti per ulteriori approfondimenti:
Sito dell’associazione italiana di medicina forestale : https://www.aimef.net
Link per scaricare il libro CAI & CNR:
Selena Gavioli – Osteopata e socia Omica