Nel corso degli ultimi decenni e fino ai giorni nostri, il progresso della ricerca in medicina ha largamente privilegiato la cura del corpo fisico trascurando molto il lavoro di integrazione delle conoscenze acquisite sui vari piani della realtà biologica, psicologica e spirituale dell’uomo.

Il medico, nonostante le buone intenzioni, è costretto spesso nell’atto diagnostico e terapeutico a concentrare tutta l’attenzione e la terapia sull’organo, sulla cellula o sulla molecola. Ciò, pare molto efficace secondo il procedimento clinico tradizionale, perché data una malattia, dovremmo avere una prognosi e una terapia.  Anche se questo procedimento in molti casi si rivela immediatamente efficace, in altri non è risolutivo e soprattutto non attua una terapia completa, perché non riesce a influire su tutti i livelli del disequilibrio che ha portato l’uomo alla malattia.

Nessuno oggi nega il fatto che quando si cura una malattia si deve prima di tutto inquadrare la realtà oggettiva del paziente. Tuttavia, questo modo di ragionare si dimostra ben presto inadeguato se rivolgiamo la nostra attenzione alla persona portatrice di malattia e ci chiediamo cosa stia succedendo in quell’organismo che si è allontanato dallo stato di salute.

L’uomo non è né un oggetto né una macchina, ma una realtà estremamente complessa e la malattia deriva sempre da uno squilibrio tra l’uomo e il suo ambiente che va individuato e risolto. La scienza può descrivere il “come” ci si ammala, ma non può spiegare il “perchè”, ossia la ragione spirituale della malattia. Il nostro organismo, infatti, integra continuamente migliaia e migliaia di segnali. Ogni aspetto della nostra vita è il magistrale risultato della coordinazione e armonia tra sistemi diversi che comunicano e funzionano in sinergia.

Siamo sistemi complessi, e come tali siamo sensibili anche a piccole variazioni. Il nostro organismo reagisce ad esse all’unisono, come una grande orchestra i cui strumenti suonano in contemporanea. Gli interrogativi sulle cause della malattia, sul suo senso (perchè proprio a me, perchè qui, perchè ora…) possono rimanere senza risposta.

Il terapeuta di medicina integrata può dare ascolto a queste richieste e a questi bisogni di conoscenza dell’individuo e cercare insieme a lui un’interpretazione che gli permetta di spiegarsi il senso degli eventi che sono all’origine del suo smarrimento.

Corpo e cervello costituiscono, infatti, un unicum indivisibile, che funziona al meglio quando le diverse attività sono armoniche e precise. La medicina integrata tiene conto di questa coordinazione e cerca di curare la persona nel suo complesso, agendo in maniera individuale e personale sia a livello fisico che psicologico.

La Medicina Integrata è un settore in continuo fermento e OMICA vuole proporsi con uno sguardo aperto verso questo mondo in continua espansione ricco di esperienze di percorsi di guarigione. Bisogna non disperdere questo patrimonio esperienziale e far sì che sia condiviso il più possibile tra tutti gli operatori della salute.

Le cure integrate non vogliono essere assolutamente una alternativa alle terapie mediche attuali, ma un ampliamento delle possibilità di cura della persona.

La nuova visione della cura deve affiancare alle straordinarie conoscenze cliniche raggiunte anche la comprensione e conoscenza che l’uomo è un organismo complesso fatto di emozioni, psiche, meccanismi fisici e biologici, cultura, spiritualità e ambiente.